Clima ed energia: Roma fa sul serio

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di Antonio Lumicisi

Lo scorso 14 novembre l’Assemblea Capitolina ha approvato l’adesione di Roma al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia, la principale iniziativa a livello europeo che coinvolge le città nella lotta al cambiamento climatico.

Dopo un passaggio in Giunta Comunale (memoria numero 62 del 9 ottobre) e l’approvazione in Commissione Ambiente (3 novembre), l’atto è stato sancito ufficialmente dall’Assemblea Capitolina, terminando quindi il suo iter procedurale. Ora ci si concentrerà nella redazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), lo strumento operativo che dovrà dimostrare, in pratica, come la città di Roma intende raggiungere gli obiettivi che si è prefissata con l’adesione al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia e ben sapendo che l’obiettivo minimo da raggiungere è una riduzione del 40% delle emissioni di gas climalteranti sul territorio della città entro il 2030. Oltre alla riduzione delle emissioni (mitigazione), il PAESC dovrà contenere anche una valutazione preliminare di resilienza, propedeutica ad una vera e propria Strategia per l’Adattamento. La Commissione Europea concede due anni dalla data di adesione, quindi Roma dovrà presentare il proprio PAESC entro il 14 novembre 2019.
Ricordiamo che Roma aveva già aderito al Patto dei Sindaci nel 2009 e il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) che fu adottato nel 2013, in realtà non fu mai attuato e le azioni in esso contenute furono presto dimenticate. Le Amministrazioni che si sono succedute tra il 2009 e il 2015, evidentemente, non hanno creduto nell’importanza di questo percorso. La Giunta Raggi, presa visione della situazione e del ritardo accumulato dalle precedenti Amministrazioni, ha deciso di proporre la revoca del precedente PAES, consapevole che ciò che non fu fatto in 10-12 anni non avrebbe potuto farsi in 3-4 (tanti ne rimanevano al 2020, orizzonte temporale per il PAES). La revoca è stata necessaria anche per un’altra ragione, prettamente politica, è cioè il fatto che il precedente PAES non rispondeva alla visione di città sostenibile che la nuova Amministrazione intendeva portare avanti.
Nel nuovo PAESC, che ha un orizzonte temporale al 2030 in quanto si riferisce alle città che hanno aderito al Patto dei Sindaci dopo il 2015, confluiranno le visioni e le strategie settoriali già in atto con la nuova Amministrazione, a cominciare dal Piano per la gestione dei Materiali Post-Consumo (PMPC) che sarà di supporto al fine di calcolare la riduzione delle emissioni, con la nuova politica, nell’ambito del ciclo dei rifiuti; tema quello dei rifiuti che era stato escluso nel precedente PAES. Inoltre, il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS) che contribuirà nel PAESC per quanto riguarda il settore dei trasporti e un pacchetto di azioni sono state già identificate. Ancora, le Linee di indirizzo per Smart City che daranno un contributo importante al PAESC al fine di rendere la nostra città più vivibile e inclusiva. Questi e altri piani di settore strategici comporranno il PAESC che darà una fotografia omogenea e olistica della città al 2030, ma partendo da adesso, con azioni che sono già in campo.
Ridurre le emissioni di gas climalteranti significa risparmiare energia, soprattutto quella da fonte fossile. Risparmiare energia significa liberare risorse economiche che possono essere utilizzate per altri scopi. Le azioni che saranno inserite nei Piani settoriali e, in ultima analisi, nel PAESC, saranno azioni credibili e fattibili, con un piano economico-finanziario ben delineato.
La sfida è enorme, Roma ha una superficie che è dieci volte Parigi e diversi Municipi sono più grandi e popolati di città come Genova, Reggio Emilia e tante altre città italiane. Per questo si lavorerà tutti insieme: Roma Capitale, Municipi, Cittadini, Associazioni di categoria ed imprese con un unico obiettivo: rendere Roma una città sostenibile e resiliente.

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