Auto = traffico. Non è mai esistita un’età dell’oro dell’automobile

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Anche il futuro non promette bene.

“New York stava affogando nel traffico. Nel 1918, quando Hylan fu eletto [sindaco], c’erano 125.101 veicoli a motore nella città; nel 1932 ce n’erano 790.173. In tutti quei quindici anni non è stata costruita una singola superstrada entro i confini della città. I guidatori nel 1932 erano obbligati ad usare le strade locali per attraversare e girare intorno a New York […] e chi descriveva il traffico congestionato aveva esaurito gli aggettivi.”
“In un giorno feriale medio, nel 1933, 238.977 auto e camion passavano sui ponti dell’East River. Tre volte il carico previsto in fase di costruzione.”
Dal saggio “The Power Broker – Robert Moses and the Fall of New York”, storia del grande, famigerato e per certi versi nefando pianificatore urbanistico Robert Moses.
Per quel che riguarda il traffico, il resto è storia nota: come è avvenuto successivamente in altre città americane, nelle città europee e oggi in Cina, India, Africa, i pianificatori urbanistici hanno tentato di risolvere il problema del traffico costruendo più strade e più parcheggi. Senza successo, come dimostrano cento anni di code, ingorghi e giri a vuoto per cercare parcheggio (è noto che dal 15 al 30% del traffico urbano nelle diverse ore è costituito da auto che sono arrivate a destinazione e girano nei paraggi in cerca di parcheggio).
Non c’è mai stata un’età dell’oro dell’automobile: quando erano poche non c’erano strade, e quando hanno costruito le strade, le auto erano troppe. E quando ci sono tante strade e poche automobili, ci sono più incidenti mortali…
Questo non vuol dire che i veicoli a motore non possano avere una loro utilità. Ma l’abuso del veicolo privato comporta solo grandi costi economici e sociali, accompagnati da un’efficienza proporzionalmente molto scarsa, se le velocità medie non sono molto superiori alle biciclette.

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